lunedì 1 dicembre 2014

Albert Camus







   Se si vuol credere a un mio amico, un uomo ha sempre due caratteri, il suo e quello che gli attribuisce la moglie. Sostituiamo moglie con società e capiremo come una formula che uno scrittore collega a tutto il contesto di sensibilità possa essere isolata mediante il commento che se ne dà e presentata al suo autore ogni volta che egli desidera parlare d’altro. La parola è come l’atto: «Avete dato alla luce questo bambino?» «Sì.» «Quindi è vostro figlio.» «Non è così semplice, non è così semplice!» Così, una brutta notte, Nerval si è impiccato due volte, prima per sé, perché era infelice, e poi per la sua leggenda, che aiuta qualcuno a vivere. Nessuno può parlare della vera infelicità, né di certe felicità, e non mi ci proverò io qui. Ma la leggenda si può descrivere e si può immaginare, almeno per un momento, di averla dissipata.
   Uno scrittore scrive in gran parte per esser letto (ammiriamo chi dice il contrario, ma non crediamogli). Da noi tuttavia egli scrive sempre di più per ottenere quella consacrazione finale che consiste nel non essere letto. Infatti, a partire dal momento in cui può fornir materia per un articolo pittoresco sui giornali a grande tiratura, ha tutte le probabilità di esser noto a un numero abbastanza grande di persone che non lo leggeranno mai, perché basterà loro conoscerne il nome e leggere quanto verrà scritto di lui. Ormai sarà conosciuto (e dimenticato) non per quel che è, ma secondo l’immagine che un giornalista frettoloso ne avrà data. Quindi non è più indispensabile scrivere libri per farsi un nome nelle lettere. Basta aver fama d’averne scritto uno di cui abbiano parlato i giornali della sera e sul quale ormai si potrà dormire.



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Da L’enigma in L’estate e altri saggi solari, a cura di Caterina Pastura e Silvio Perrella, Bompiani, Milano 2013.